martedì 17 giugno 2008

Waht a Twist!


E Venne il Giorno (The Happening, Manoj Nelliyattu Shyamalan): quanto può essere stressato un artista? Può impazzire per l'ansia da prestazione? Questo film è un fortissimo assenso.

Shamalaiaaa filma una cosa che se non sapessimo che è serio parrebbe una parodia. I precedenti li conoscono tutti, ed a parte i due capolavori iniziali quel che ci rimane da ricordare sono un paio di scene memorabili (perchè visivamente ha talento, l'indiano) e degli alieni scorreggioni che han paura dell'acqua e delle mazze da baseball.

Da qui in poi spoilero perchè sennò diventa noioso. Chi non l'ha ancora visto lo veda perchè fa ridere.

Insomma, sei il piccolo enfant prodige marroncino della Hollywood che pare aver visto tutto, fai due film che ridefiniscono il modo di intendere un certo cinema, perfetti tanto per regia che per intreccio, e poi di colpo ti trovi a fallire. Prima le menate religiose di Signs, poi la scontata misantropia di The Village - che si chiudeva con la più bieca spiegazione finale che manco Capitan Planet -, poi Lady in the Water che non si capiva bene e a me era pure piaciuto, ma sapeva di presa per il culo.
Mettete tutto assieme e c'è questo. Sessanta milioni di dollari per riprendere cespugli agitati dal vento con sotto la colonna sonora di Intrigo Internazionale. Il twist finale è che non c'è twist, erano davvero le piante, non c'è scampo per l'umanità! La vostra scienza non può salvarvi!

Tutto ciò con anche delle toccanti simbologie dell'imperscrutabile volere di Dio nascosto tra le nuvole, che ne avevamo viste abbastanza con Van Sant e potevi anche trovarti un simbolo nuovo, pigrone.
Il clima di caduta della società che si respira non è spiacevole, intendiamoci. Ci fossero stati gli zombi sarebbe stato meglio, ma buona così. Però quando la gente comincia a dire frasi a caso e camminare all'indietro, l'impressione di lungometraggio de La Febbra è lancinante.
In sostanza, è così involontariamente comico da poter entrare con forza nell'olimpo dei cult assieme a Plan 9 From the Outer Space e 1408. Che è un ottimo risultato, per carità, ma temo che tutti i suicidi mostrati siano una poco mascherata dichiarazione di intenti.

Il cameo poi è avanti decine di anni: Shame-a-lan è Joey, l'amico telefonico della topa. Quello che non si vede nè si sente mai.

giovedì 12 giugno 2008

Cosa ci siamo PERDUTI?


LOST è una serie bla bla bla di cui si sa tutto. Sono un niubbazzo che si sta vedendo ORA la prima serie (la prossima credo sarà Rin Tin Tin, tanto per rimanere aggiornati), ed apprezzo il modo in cui risparmiano soldi costruendo le puntate su assenze (geniale), tensione erotica tra tope morbide e fusti palestrati, effetti audio e qualche foglia che si muove.

Poi ogni tre puntate, coi soldi risparmiati, ci regalano un orso in CG o un flashback ambientato in Inghilterra.

Se alla fine salta fuori che il capoccia è il mostro di Cloverfield, farò seppukku.

Comunque fico, mi fa perdere tempo. Io guardo anche Heroes e Californication perchè sono originale e al passo coi tempi.
Giuro che dal prossimo post la smetto di sembrare uno con la r moscia.

mercoledì 4 giugno 2008

Cultura regolarmente pagata

Keroro (Mine Yoshizaki): parente Stretto delle Ninja Turtle, con una marcia in più garantita dalla mistica arte zen del montaggio Gunpla.
Attenzione perchè per godere appieno di questa folle commedia farcita di alieni è necessario tenere a portata di mano l'enciclopedia delle citazioni.
Come non parlare degli incalzanti cambi di umore del sergente che si trasmettono come le tessere di un domino anche agli altri membri del plotone, facendo degenerare in grasse risate i lettori (temo che le mie urla per le gesta del caporale Giroro mi stiano avvicinando ad una denuncia per schiamazzi...).
Ottimo manga che riesce a creare sagaci siparietti comici, senza mai cadere nel volgare (''figa figa Prot Prot'' - cit. da Unknown Flying Object provenienti dal Polimi) (per quanto le tette della mamma...n.d.r.).

Il nomi di tutti gli anfibi alieni derivano da una loro caratteristica fisica: ad esempio, Keroro deriva dall'onomatopea giapponese per il gracidìo delle rane - kero-kero.

Nemesis - Lo Stregone (Mills, O'Neil ): MagicPress ripesca un altro fumetto dai mitici anni '80, liberato come altri suoi fratelli (Judge Dredd, Slaine) dal calderone infernale della 2000AD.
In un mondo post-apocalitico, si svolge un duello a guardie e ladri tra la progenie di Baal, Nemesis, e il perverso tiranno prete-soldato occulto supersovrano Torquemada, dominatore di Termitica, città fantascientifica costruita su un sistema di tubi (immaginatevi le tangenziali di qualsiasi grande città nell'ora di punta, colorate di cyberpunk).
La storia breve Terrore nel Tubo è il manifesto dell'intera saga: in poche tavole si possono assaporare le tematiche dell'opera condite da tratti vintage e dallo stile di disegno retrò.
Questa serie upgraderà la virilità degli amanti della velocità, dell'anarchia e della violenza ... peccato per la mancanza dei enti femminili significativi e di Vin Diesel ... poteva divenire un capolavoro nel suo genere con poche aggiunte.

7 Brothers - Figlio dell'Inferno ( John Woo, Garth ''GOD'' Ennis, Jeevan Kang): 'I registi più acclamati, i migliori scrittori e i disegnatori più innovativi per la nuova era dei fumetti d'autore! ': già dalla pubblicità sul retrocopertina si intravede il baratro.
Mi sento a disagio a narrare l' EPIC FAIL di questa produzione che ingloba fra i vari genitori il mio autore feticcio Ennis, però questo volume della Virgin Comics serve solo come cuscinetto per staccare dalla parete fredda e polverosa della libreria gli altri preziosi albi di Preacher o Hellblazer...
La trama si può paragonare ad uno sfumato film porno dove si sente la mancanza di attori che danno profondità all'opera.
Il lettore per non tentare il suicidio viene sbattutto in un turbine di frasi ad effetto e arti slogati che lo portano direttamente tra le braccia di Morfeo ( noto pornoattore di colore ).
L'unica cosa che può indurre a leggere questo aborto è avere poi un termine di paragone per il film Troppo Belli.

Il Marco

lunedì 2 giugno 2008

Mater Lacrimarum

Dario Argento riesce a riportarci ancora una volta indietro di trent'anni con un filmaccio che di autoriale ha solo le tette. Non che si potesse peggiorare in alcun modo nè il trend negativo intrapreso con roba come Il Cartaio (nel quale però muore Muccino) o Nonhosonno, e neppure una trilogia - quella delle Tre Madri - che di affascinante ha solo il nome e qualcosa di Inferno. Saltate pure ai dieci minuti finali di questo La Terza Madre, perchè nessun film che nel 2008 possa vantare sequenze che paiono uscite da Myst promette nulla di buono. Questo poi è talmente brutto che è riuscito persino a far scrivere una colonna sonora odiosa a Simonetti, uno che il rispetto lo merita tutto quanto - poi arrivo ai titoli di coda, sento Dani Filth rantolare
e comincio a pormi delle domande.



Non sarà che questi "maestri del brivido" si son tutti rincoglioniti? Io non vedo un horror decente da anni.
Per aiutarvi nell'evitare di compiere i miei stessi errori, ecco un comodo prontuario:

FILM MIGLIORI: tutti, pure quelli della San Paolo - che ha in catalogo Gostanza da Libbiano quindi rispetto e zitti.
HORROR MIGLIORI: Severance - Tagli al Personale o Scannati Vivi che è fantastico.
HORROR PEGGIORI: Zombie Horror - Le notti del terrore.

Di più non so che dirvi, per vedere le tette scaricate Mucchio Selvaggio.

Un ultimo screenshot per farvi vedere quanto sono bravo a farli:

domenica 1 giugno 2008

Miti immortali al cinema

Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo: fosse uscito un anno dopo L'Ultima Crociata, ci saremmo sconvolti per l'impressionante salto tecnologico. E vabeh, direte voi, ma anacronismi a parte nessuno avrebbe storto il naso. A me Spielberg stomaca come un dolcetto cinese, però quando si impegna sa cosa vuol dire girare film: il recupero di stile ed atmosfere è perfetto, e non è un Indy appena appena imbolsito a togliere carisma a frusta e cappello. Io da bocia me li ero costruiti entrambi assieme al diarietto con le trappole per il Graal, ma modificavo anche i Lego per giocare a Guerre Stellari e il terzo episodio mi ha fatto sboccare, quindi non sono quasi mai un fanboy e di sicuro potete fidarvi se vi dico che non sono rimasto deluso. I russi sono i nazisti sfigati, ma c'è Cate Blanchett e un sacco di citazioni e tanta azione tanto cristallina da sembrare una coreografia di Busby Berkley. La verità è che c'è bisogno di film divertenti adatti anche ai bambini. Una volta se ne giravano di più, ora ci rimangono questo ed i Pirati dei Caraibi - non che ci sia da lamentarsi, ma tant'è. Qualcosa che sia innocente intrattenimento.
Una nota per i più micragnosi: bere dal Graal garantisce la vita eterna solo finchè non si superino i sigilli dell'Eterna Dannazione Bluastra Sul Coccige, come la morte della nazitopona bionda ci aveva già tristemente dimostrato.

Il Divo (Sorrentino): che non è Toni Servillo, anche se lo so che avete tutti il poster nell'armadietto.
Se Andreotti si è incazzato vedendo il film, dubito sia a causa di chissà quali accuse una ininfluente pellicola gli possa aver mosso. Sai che roba, il problema è che Sorrentino lo percula. Lo fa in ogni fotogramma, in ogni pezzo di colonna sonora. Quando incarna il divo Giulio che si sbarba attorniato dai pretoriani, o quando ne fa la testa (distratta) d'una lenta quanto solenne processione di uomini della scorta, quando - fin dal sottotitolo - lo dipinge col retino riservato ai supereroi, con cartelli che compaiono come le onomatopee di Hard Boyled ed una emicrania doppia e tormentosa che diventa la sua kryptonite; la corrente della DC che entra in scena come gli 88 Folli tarantiniani, il bacio con Riina e la sua musica. E' il solito Sorrentino il cui sguardo corrode tutto in geometrie astratte e universali che ricordano certe estetiche che il nostro cinema ha dimenticato da un trentennio, che quando sceglie una canzone lo fa per sconvolgere. Per poi commuoverti con scene d'una tenerezza infinita, con Giulio che sorride con gli occhi e noi con lui, a parteggiare istintivamente per quello che d'un tratto è l'eroe del film.
Va beh, basta apologia che sennò sembro un fanboy sì, ma di una roba che non vi aspettavate. Il film non è il migliore di Sorrentino, ma non era facile. Non era facile anche nel senso che questa è un'opera piuttosto coraggiosa, e pienamente riuscita e bilanciata, autoriale ed originale. Si era tirato in ballo Todo Modo, lo straordinario fanta-politico di Elio Petri, come ispirazione d'una resa non macchiettistica e astratta di personaggi ingombranti: è sbagliato, non siamo su quel piano, quanto su uno molto più umano ed in toni di grigio, come ci insegna lo stesso Andreotti in una delle numerosissime citazioni sulle quali la pellicola è costruita.

Roba che ho letto a scrocco dal Marco

In ordine come son venuti su da dietro il letto:

Jack of Fables (Willingham, Sturges, Akins - che non so chi siano): una sorta di introduzione a quella che è poi la serie Vertigo. Sì, Vertigo, quindi ben attenti. Le idee ci sono e la storia è appassionante: il Jack delle favole, il superfichetto che ammazza i giganti e salva le principesse e somiglia al protagonista di Ass Worship #9 (o forse era Fashion Underground di Tera Patrick, comunque uno così) viene imprigionato in un campo di concentramento per personaggi fantastici. Indovinate cosa succede? Esatto, ma vale la pena di scoprire come. D'altra parte ci sono solo x trame fondamentali bla bla.

Quebrada - La città delle maschere (di troppa gente, tutta italiana): Sin City nostrano in salsa guacamole. Un po' derivativo e non esattamente ispirato, ma può crescere bene.

Rising Stars - Untouchable (F.K. Avery, Anderson) e Bright\Le Voci dei Morti (Avery, Jurgens, Johnson, Rio): lasciateli dove sono. Di Rising Stars poi ne riparliamo, perchè il trittico supereroistico di Straczynski merita qualche riga. Il punto è: già lui spiega più di quanto sia lecito fare, e senza neanche lasciare al lettore il tempo di porsi domande; avevamo bisogno davvero dello spin off disegnato male? Inutile come Hannibal Lecter (il film, non il gourmet), si salva giusto qualcosa di Untouchable, ma non è davvero niente di cui si sentisse la mancanza.

Futuri Incredibili (ALAN MOORE, TUTTO MAIUSCOLO): sì, è roba di Moore quindi ne parlerò bene per forza. Nella fattispecie, strisce da 2000AD. Che non è famoso per la cultura trasmessa, e infatti ci troviamo davanti a quadretti futuribili godibili ma non particolarmente profondi, con scopiazzature da King e improbabili visioni alla Douglas Adams (quello della Guida Galattica). Un passatempo piacevole e poco impegnativo.

Judge Dredd - Dredd vs. Death (Wagner, Grant, Bolland): sempre da 2000AD, che non so perchè ma mi fa venire voglia di birra. Il livello di profondità è quello delle figurine nei Chewing Gum o di quelle riviste di quando ero bambino che avevano dentro dei piccoli alieni di plastica, che erano ganzissime ma forse perchè ero bambino - se mi capite.

Bloody Mary (Ennis, Ezquerra): sentite, Ennis ha scritto Preacher. Comprate pure a scatola chiusa, c'è una killer vestita da suora che ammazza santoni e supersoldati.

Planetes (Makoto Yukimura): serie in quattro volumi da cui è stato tratto anche un anime che non definirei esattamente fedele. Tirare in ballo gli haiku per fare le metafore quando si parla di roba gnappa è come usare la salsa guacamole (che si fa con l'avocado) per la sineddoche, però qua si fa anche cultura ed allora vi spiego che queste piccole composizioni, brevi quadretti vibranti d'odore di foglie bagnate, si concludono sempre con un accenno ad una stagione, mentre in questo caso (ecco che arriva la metafora) l'odore è quello dello spazio, che in quest'opera sa di salsedine come la distesa che chiama a sè marinai romantici e romantici in preda allo spleen. Una riflessione toccante sul luogo cui apparteniamo e sulle persone che vorremmo lo abitassero.