Gomorra (Matteo Garrone): siamo di nuovo al neorealismo? Toni Servillo come Anna Magnani o una cosa così? Per me va bene. Non è lecito tracciare un parallelo tra la situazione sociale dell'epoca e quella attuale, ma la transizione che sembra lentamente verificarsi dal cinema dei trentenni in crisi ad uno di interesse più sociale è innegabile. Garrone e Sorrentino come Rossellini e De Sica, si spera con più successo: il cipiglio è quello, ed ho visto distinti padri di famiglia lamentarsi del pessimismo di questi film, della loro ironia acida e delusa come lo sguardo di Titta di Girolamo. Al pubblico non piace sentirsi dire che va tutto male anche al cinema, neppure se ha la pancia piena e alla guerra mondiale non ci pensa.
Ma mica c'è da fare la morale a nessuno: dopo due ore di canzonette neomelodiche, raffiche di testosterone sventagliate da parodie diversamente italiane di Tony Montana, improbabili architetture postatomiche e una storia sfilacciata che non c'è neanche il finale mi ero rotto le balle anche io.
Il merito di questo film è un altro, ossia rispondere alla vecchia domanda di Giobbe Covatta: "Signore, capisco Sodoma, città di sodomiti. Ma Gomorra?".
Saw IV (uno il cui nome non ha importanza. Anzi sì, è Darren Lynn Bousman e li sta facendo tutti lui): ritorna la mia saga preferita dopo quelle di Jacopetti e Prosperi ed i cartoni della Stardust, nel suo episodio più importante: quello in cui si vede il pene dell'enigmista. Come infatti è noto, l'esposizione dei genitali maschili (se siete Pasolini) o del seno della protagonista più desiderabile (se siete Altman) è la discriminante tra puttanata e film d'autore. Guadagnato questo ambito status, il film ci racconta cosa è successo mentre eravamo distratti a guardare lo scorso episodio. Nel farlo, non si risparmia di costruire attentamente nuove incongruenze che verranno chiarite solo nel prossimo, secondo una formula ormai vincente. La regia è come di consueto modernissima, e Bousman si conferma attento esegeta di Se7en e dei reportage dalle zone terremotate cinesi.
Cosa ci insegna Saw IV: il verde è il complementare del rosso, che è poi il motivo per cui i camici dei chirurghi sono di questo colore - quelli di Nip\Tuc hanno sicuramente problemi alla vista; quando scrivi una colonna sonora che può fare la storia, semplicemente ne sei conscio e la usi ogni volta che puoi; se al quarto episodio una serie ancora regge, ci sono tutte le possibilità per tirarla più alle lunghe anche di Venerdì 13. E Saw regge, io mi son divertito. L'autopsia è fichissima.
Ma mica c'è da fare la morale a nessuno: dopo due ore di canzonette neomelodiche, raffiche di testosterone sventagliate da parodie diversamente italiane di Tony Montana, improbabili architetture postatomiche e una storia sfilacciata che non c'è neanche il finale mi ero rotto le balle anche io.
Il merito di questo film è un altro, ossia rispondere alla vecchia domanda di Giobbe Covatta: "Signore, capisco Sodoma, città di sodomiti. Ma Gomorra?".
Saw IV (uno il cui nome non ha importanza. Anzi sì, è Darren Lynn Bousman e li sta facendo tutti lui): ritorna la mia saga preferita dopo quelle di Jacopetti e Prosperi ed i cartoni della Stardust, nel suo episodio più importante: quello in cui si vede il pene dell'enigmista. Come infatti è noto, l'esposizione dei genitali maschili (se siete Pasolini) o del seno della protagonista più desiderabile (se siete Altman) è la discriminante tra puttanata e film d'autore. Guadagnato questo ambito status, il film ci racconta cosa è successo mentre eravamo distratti a guardare lo scorso episodio. Nel farlo, non si risparmia di costruire attentamente nuove incongruenze che verranno chiarite solo nel prossimo, secondo una formula ormai vincente. La regia è come di consueto modernissima, e Bousman si conferma attento esegeta di Se7en e dei reportage dalle zone terremotate cinesi.
Cosa ci insegna Saw IV: il verde è il complementare del rosso, che è poi il motivo per cui i camici dei chirurghi sono di questo colore - quelli di Nip\Tuc hanno sicuramente problemi alla vista; quando scrivi una colonna sonora che può fare la storia, semplicemente ne sei conscio e la usi ogni volta che puoi; se al quarto episodio una serie ancora regge, ci sono tutte le possibilità per tirarla più alle lunghe anche di Venerdì 13. E Saw regge, io mi son divertito. L'autopsia è fichissima.
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