domenica 14 dicembre 2008

BECCATI QUESTO PROFONDITA' DI CAMPO ALLA ORSON WELLES

In giapponese:

Asshole Ketsu no ana

oppure

Kikuza (means chrysanthemum, similar to the English term rosebud; old slang)


Che per chi non lo sapesse è quello che alla fine è un fantasma che aveva scritto lui il libro.

lunedì 27 ottobre 2008

Ho letto questa cosa qua finalmente

Dopo tanto cercare, ho letto Casa di Foglie. E' bello e mi è piaciuto: comprendo il fanatismo, pur senza appoggiarlo. Temevo uno sperimentalismo da "guarda come sono bravo a impaginare alla cazzo", e invece l'opera è completa: trovate affascinanti e molto efficaci, e soprattutto sempre ben motivate e con un'effettiva eco sulla narrazione.

Non parlo di eco a caso: proprio il discorso sull'acustica è uno dei capitoli più felici del lungo trattato di Zampanò, esempio anche - nel giochetto di ripetizione - dell'occhiolino di Danielewskicohahscuh, coscientissimo di quanto sta facendo e dei meccanismi che entrano in gioco nel lettore: ragiona su come leggendo troppo in fretta si perdano dettagli importanti proprio quando la struttura diventa più complessa, e così all'improvviso se ne esce con descrizioni che riflettono esattamente quello che chi legge sta provando. Questo sentirsi parte del romanzo, grazie al gioco di cornici ed a tutta una serie di questioni metanarrative che stranamente funzionano, è forse il più grande punto di forza di Casa di Foglie. Un bel boost alla potenza della trama - ed era già potente eh.

Ora un paio di spoiler.

Zampanò è il minotauro? Pagina 547.
La casa, ma non credo di dover venire io a inventarlo, si muove d'accordo coi pensieri di chi vi è perso in mezzo: se non bastano i numerosi accenni al dimenticare ed il fatto che gli animali sembrano venir rifiutati dall'occulto corridoio del mistero (e le donne non ci entrano, ma adesso io non sto dicendo che ci sia un legame di qualche tipo eh), c'è anche il glossario a pagina 383. Perchè è importante questo? Perchè dimostra che i suoi movimenti e il suo predare non sono una puttanata buttata lì. Che è un po' il leit-motiv centrale del romanzo: non è una puttanata buttata lì, per fortuna. Poi ha vita facile perchè usa temi affascinanti: il buio, il labirinto, il vuoto. Ma li usa bene.

Concludo con: mentre lo leggevo sentivo di avere già vissuto sensazioni simili. Google mi ha aiutato nel ricordare Gregor Schneider e la sua doppia mostra al buio: questo è un tipo che si è blindato tutta la casa, piombando le finestre e costruendo cunicoli e passaggi, modificando stanze, sloggiando i genitori. La mostra tentava di replicare l'esperienza di una visita nella sua dead house, e se vi capita andateci che è uno figo.

Poi informatevi sulla casa nella foresta di Stockhausen e sbroccate, che lui è più avanti di tutti.

lunedì 20 ottobre 2008

Albrecht Krause - Vuoto

Il disco è un lavoro di Kosmische Musik, dello stesso filone perseguito da Klaus Schulze e i Tangerine Dream, in qualche modo più immediato di certi lavori data la maggior brevità delle tracce, anche se manca della compattezza e faraonicità che si ritrova, per esempio, nel mio disco di riferimento (Irrlicht). L'ascolto di Vuoto è piacevole, immediato, coinvolgente, ma si percepisce una certa eterogeneità tra le tracce: non tutte sembrano voler confluire verso la stessa tematica, disperdendosi in direzioni molto diverse.

Quasi Stellar Radio Source, Interferences: questa traccia, di apertura, e' a detta dell'autore un esperimento. Lo svolgimento della traccia e' troppo spezzettato per essere musicale, tuttavia riesce a indurre stordimento psichedelico durante l'ascolto. E' una traccia che, data la sua difficolta', non avrei messo in apertura all'album. Verso il quarto minuto i suoni convergono verso una melodia comune, ed e' quello che avrei preferito fosse accaduto dall'inizio. Idealmente, si potrebbe considerare il pezzo come la costruzione e lo svolgimento di un pensiero, fino alla fine sconnesso.

Intermediate-Mass Black Holes In Glubular Clusters: la traccia simula o, in maniera più affascinante, registra l'attivita' di un buco nero. Il buco nero ruota nella testa dell'ascoltatore, incombendo nello spazio d'ascolto. Ai lati, particelle, indifferenti, di passaggio. La vita del cosmo intorno al buco nero ricorda un ecosistema in coadattamento. Verso la fine la rotazione del buco nero (cioe' la frequenza del sintetizzatore) aumenta: abbiamo passato l'orizzonte degli eventi, ne siamo catturati.

Gigantic Quantum Vacuum Fluctuation (Quark-Antiquark Collision)... Genesis: questa traccia racconta più di altre la cosmogonia. La generazione e la ricombinazione dei quark, il vento cosmico, le diseccitazioni radiative degli atomi. I piccoli elementi prendono forma. Composizioni di molecole, aggregati di pianeti che vibrano, vorticano, interagiscono e compongono le galassie. Quindi inizia l'armonia e il gioco dei venti sulla terra. Le stelle lanciano segnali giungendo sulla terra a tempi rarefatti. E poi i processi rallentano, si rilassano.

The Encke Minima and Encke Division In Saturn's A-Ring: la traccia inizia con quelle che sembrano prove di comunicazione radio per intercettare i movimenti di Saturno. In maniera simile a come accade nella traccia del buco nero, viene simulata la rotazione dell'anello di Saturno, ed insieme tempeste, disturbi alla comunicazione di ciò che dovrebbe arrivarci. La traccia, idealmente, e' preparativa dell'ultimo brano dell'album, apice emotivo del disco.

Closed Timelike Curves (M Wormhole): wormhole ha il suono di un lungo lamento, un viaggio. La dimensione e' estraniata, il passaggio nel wormhole non avviene in un universo silente, ma in uno spazio distorto e popolato di suoni, altri lamenti, correnti. Si percepisce un senso di alienazione, quasi che il viaggio fosse in realta' una crisi interiore, di cui non si conoscerà l'esito fino alla fine. Sulla base di queste considerazioni si può capire perche' lo svolgimento sia lento, il rincorrersi di ossessioni, piuttosto che un flusso secco più coerente con le ipotesi fisiche del wormhole.

Il disco parte con sensazioni statiche, per arrivare alla fase di strappo emotivo nelle ultime tracce, lasciando, più che l'idea di un viaggio compiuto, la sensazione di una persona inquieta, con ancora molto da delineare, come evidenziato dal finale aperto.

martedì 23 settembre 2008

Nuove serie, vecchie serie. Perchè così serie? [SPOILERS]


Ripeto, qua si spoilera roba. Non leggete.

-HEROES s03

Ritorna il format più amato dai bimbiminchia fumettari come me dopo una seconda serie che aveva deluso i più. A me era piaciuta perchè coraggiosa nel proprio cambiare tante carte in tavola, nell'aggiungere personaggi nuovi - anche ottimi personaggi nuovi, come Adam - e nuove storie. Lo stesso coraggio che ne ha determinato il fallimento, visto che al popolo dei fumetti i cambiamenti non piacciono troppo - senza contare lo sciopero che ci ha regalato un ritmo schizofrenico in cui le ultime puntate erano una sfida a rimanere fermi sulla sedia, dopo metà serie lentissima e riflessiva.
Kring ha fatto tesoro delle richieste degli abituali clienti Marvel, ed in 40 minuti ci dà una nuova minaccia globale, nuovi poteri per tutti, i vecchi personaggi che ritornano al proprio mestiere - anche se talvolta con una certa odiosa ironia, tipo che allora te ne rendi conto - come se nulla fosse successo. Ma vaffanculo.

- Californication s02

Anche Hank Moody torna alle origini, ma d'altra parte qua ce l'aspettavamo tutti anche perchè l'alternativa era chiudere così. Qualche novità c'è a dire il vero, e il ritmo è quello che abbiamo imparato ad amare. Le prime due puntate fungono un po' da pilota autoconclusivo, vedremo come va avanti.

- Death Note

Questo è giusto perchè sono due anni che ne faccio una malattia, quindi festeggio un po' per l'ultimo numero. Posso finalmente dire se il finale mi ha deluso o meno.
Suspense.
Non mi ha deluso, perchè l'emozione c'è tutta - ovviamente con L sarebbe stata un'altra cosa, ma questo avrebbe significato rinunciare al colpo di scena più emozionante dell'intera storia dell'umanità (per dire eh). Inoltre, non mi piace quando le cose vanno esattamente come mi aspetto, quindi ci sta che Light perda per un errore che non ha commesso, ci sta la caduta del Dio nel momento in cui si rende conto di non avere più scampo (un lato del suo carattere comunque non nascosto nei primi numeri, e più evidente nell'anime - pregevole anche se macchiettistico). Le ultime pagine sono più profonde di quanto possa sembrare: non so se quella sia Misa, ma la processione in onore di Kira non fa altro che confermarmi che tutto sommato all'autrice l'avvento di una figura del genere non dispiacerebbe.
La divinità della morte che porta la giustizia in Giappone pare essere un argomento che gli gnappi sentono particolarmente, considerato il numero di opere che ne parlano (cito a memoria anche Manhole, ma ce ne sono almeno un altro paio recenti). Giapponesi gente preoccupata, ed anche io perchè chissà cosa gli passa per la testa a quelli.


Brrr, questo post ha un tono da perdente che mi fa odiare me stesso. Il che in genere significa che è banalmente leggibile. Buona visione.

lunedì 15 settembre 2008

The Great Gig in the Sky

E muore anche Richard Wright, tastierista dei Pink Floyd. Se l'è portato via il cancro.
Adesso se vado a rivedere Waters piango sicuro.

Niente reunion per noi fanboy, in pratica.


Ora starà suonando il suo pezzo più bello per Gesù.

mercoledì 3 settembre 2008

Goodnight, sweet prince. Mai più "This fall..."

E' morto Don LaFontaine, la voce dei trailer USA, quello di "in a world..." e "this fall, you...". 68 anni, 5000 apparizioni.

Ora sta doppiando il suo trailer più bello per Gesù.

venerdì 29 agosto 2008

A Mulder piace la patata

Duchovny in riabilitazione

Ora, considerato che il 28 settembre esce la seconda serie di Californication, darò un milione di dollari a chiunque sia in grado di dimostrarmi che questa non è pubblicità.

Non sono pronto a escludere che sia proprio questo l'attacco della serie, peraltro.

venerdì 22 agosto 2008

Almeno uno di questi non lo conosce neanche il vostro amico

Ecco qualche band con il nome strano, tanto per riprendere il ritmo con i post. Ascoltarli li ho ascoltati tutti, dire che me li ricordi tutti no, quindi li recensisco a caso tanto è musica e posso dire quel che ho voglia:

Behold...the Arctopus! - strepitoso trio di death metal strumentale, si distinguono per la caratteristica formazione (chitarra\batteria\warr guitar che è quella con mille corde che suoni in tapping e fa pure da basso) e la follia compositiva. Più avanti dei Between the Buried and Me, Continuo Renancer e via shreddando anche grazie ai titoli dei pezzi: cito a caso, You Will Be Reincarnated As An Imperial Attack Spaceturtle. MAAAN.

Da una loro costola, altri segni di interpunzione ed ironia negli Infidel? Castro!, che ci propongono un metal modernissimo quanto inascoltabile. Di interessante c'è un velo di elettronica usata in maniera molto originale e che interviene a deformare il suono, più che a crearlo. Niente headbanging per voi capelloni però.

TTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTT - autori di ttttttttttttttttttttttttttt. Se non sbaglio post rock strumentale rumore feedback elettronica glitch lo fi sesso pompino zoccole password siti porno giochi playstation pokemon

Gerogerigegege - probabilmente vorrebbero essere un gruppo punk-hardcore, coi loro pezzi brevissimi ed urlati senza soluzione di continuità. Wikipedia mi dice che fanno anche noise tipo Merzbow, e la cosa non ci stupisce. Notevoli per voi weaboo perchè sono giapponesi: tuttavia, per ascoltare roba giapponese, ascoltate i

Koenjihyakkei - che sono un gruppo zeuhl strepitoso. Li inserisco non tanto per la stranezza del nome (sono giapponesi, è ovvio che sia strano: allora meglio i Japanische Kampforspiele od i Violen Onshen Geisha), ma perchè il genere vince: nominatemi un'altra branca del prog rock che viene fatta solo da giapponesi e francesi. Dallo stesso batterista, anche i Ruins, che sono uguali ma improvvisati zomg.

Per finire con i vincitori:

Giraffes? Giraffes! - anche questi post rock, ma davvero gradevoli. Mi ricordano un po' i Fuck Buttons. Tanto per convincervi, eccovi un titolo: When the catholic girls go camping, the nicotine vampires rule supreme. Quanto non è vero?

Avrò scritto una marea di castronerie, poi correggo.

martedì 15 luglio 2008

Fumetto por migo: Tex il Grande, di Guido Buzzelli

NON PASSATE OLTRE!
Solo perche avete letto Tex. Per affrontare questa lettura, quello che sapete del Tex moderno è sufficiente: vicende, "avventure" di cui non importa a nessuno, noiose, ripetitive. I dialoghi di Nizzi sono di una banalità sconfortante, mettendo di fronte idioti che si fanno domande a cui non sarebbe necessario rispondere.
Su queste premesse, il genio Buzzelli scrive un Tex d'autore. O meglio, una satira di Tex.

La sceneggiatura è ancora affidata alla penna di Nizzi! Una famiglia di boscaioli viene attaccata dalla società di legname di turno, e Tex verrà a fare giustizia!
La solita avventura di cui nessuno sentiva il bisogno. Che però diventa la scusa per creare una commedia satirica.

Buzzelli, chiamato in passato "Il Goya del fumetto" o il "Michelangelo dei mostri", rimaneggia quanto scritto da Nizzi per farne una sceneggiatura a due teste.
I personaggi più ingenui si prendono sul serio parlando di banalità, con lo sguardo idiota, mentre altri li deridono continuamente. Tex diventa un bullo, le espressioni iper realistiche di Buzzelli sono di volta in volta stupore, idiozia, derisione, beffa. E' bellissimo vedere Tex fare i soliti discorsi da eroe con un sorriso beffardo da "che diavolo sto dicendo?"
I colpi di scena non mancano, scuse per rendere ancora più ridicolo il lavoro di Nizzi e l'impostazione moderna del fumetto Bonelli.
Le risse sono caricate, diventano spassose, ciniche, sarcastiche verso i cattivi più deboli. L'invincibilità di Tex non è messa in discussione, ma diventa anzi la base per la prepotenza, il sarcasmo, l'arroganza dell'eroe.
"Sangue del diavolo, figlio di bisonte!", anche le classiche imprecazioni sono caricate per ridersi addosso.
Si aggiungono "teste fine" e avvocati boriosi buttati giù dalle scale.



Tex il grande!, perchè l'albo è grosso.
Dicevo, una sceneggiatura a due teste, perchè nei dialoghi e nella narrazione si sente la mano di Nizzi, e il rimaneggiamento di Buzzelli che approfitta di quanto disponibile per dissacrarlo, creare contrasti, cambiamenti continui, schizofrenia di racconto.

Buzzelli non è molto conosciuto in Italia, come molti altri dei nostri geni, ma ha scritto alcune tra le storie più deliranti ed originali del fumetto nostrano, kafkiane, satiriche, sfregianti verso la società moderna o le fobie dell'uomo. A volte autobiografiche.
Sua è una delle più intelligenti definizioni di fumetto con cui sono venuto a contatto: "Un palcoscenico dove ogni attore dà il meglio di sè, con la sua espressività, la diversa capacità di recitazione, la sicurezza o il disagio del momento". Persone che sono lì per recitare, e alcune sono goffe.
Tex il Grande (primo della collana Tex Speciale, insomma il Texone) incarna alla perfezione questo filosofia. E' un'opera teatrale su fumetto.

Non costa nulla, 5.50 euro la ristampa, ed è un acquisto obbligato, per capire, o anche solo ridere dei clichè dei fumetti western, e godersi dell'ottimo esperimento d'autore.
Ridevo in treno.

Tony

martedì 17 giugno 2008

Waht a Twist!


E Venne il Giorno (The Happening, Manoj Nelliyattu Shyamalan): quanto può essere stressato un artista? Può impazzire per l'ansia da prestazione? Questo film è un fortissimo assenso.

Shamalaiaaa filma una cosa che se non sapessimo che è serio parrebbe una parodia. I precedenti li conoscono tutti, ed a parte i due capolavori iniziali quel che ci rimane da ricordare sono un paio di scene memorabili (perchè visivamente ha talento, l'indiano) e degli alieni scorreggioni che han paura dell'acqua e delle mazze da baseball.

Da qui in poi spoilero perchè sennò diventa noioso. Chi non l'ha ancora visto lo veda perchè fa ridere.

Insomma, sei il piccolo enfant prodige marroncino della Hollywood che pare aver visto tutto, fai due film che ridefiniscono il modo di intendere un certo cinema, perfetti tanto per regia che per intreccio, e poi di colpo ti trovi a fallire. Prima le menate religiose di Signs, poi la scontata misantropia di The Village - che si chiudeva con la più bieca spiegazione finale che manco Capitan Planet -, poi Lady in the Water che non si capiva bene e a me era pure piaciuto, ma sapeva di presa per il culo.
Mettete tutto assieme e c'è questo. Sessanta milioni di dollari per riprendere cespugli agitati dal vento con sotto la colonna sonora di Intrigo Internazionale. Il twist finale è che non c'è twist, erano davvero le piante, non c'è scampo per l'umanità! La vostra scienza non può salvarvi!

Tutto ciò con anche delle toccanti simbologie dell'imperscrutabile volere di Dio nascosto tra le nuvole, che ne avevamo viste abbastanza con Van Sant e potevi anche trovarti un simbolo nuovo, pigrone.
Il clima di caduta della società che si respira non è spiacevole, intendiamoci. Ci fossero stati gli zombi sarebbe stato meglio, ma buona così. Però quando la gente comincia a dire frasi a caso e camminare all'indietro, l'impressione di lungometraggio de La Febbra è lancinante.
In sostanza, è così involontariamente comico da poter entrare con forza nell'olimpo dei cult assieme a Plan 9 From the Outer Space e 1408. Che è un ottimo risultato, per carità, ma temo che tutti i suicidi mostrati siano una poco mascherata dichiarazione di intenti.

Il cameo poi è avanti decine di anni: Shame-a-lan è Joey, l'amico telefonico della topa. Quello che non si vede nè si sente mai.

giovedì 12 giugno 2008

Cosa ci siamo PERDUTI?


LOST è una serie bla bla bla di cui si sa tutto. Sono un niubbazzo che si sta vedendo ORA la prima serie (la prossima credo sarà Rin Tin Tin, tanto per rimanere aggiornati), ed apprezzo il modo in cui risparmiano soldi costruendo le puntate su assenze (geniale), tensione erotica tra tope morbide e fusti palestrati, effetti audio e qualche foglia che si muove.

Poi ogni tre puntate, coi soldi risparmiati, ci regalano un orso in CG o un flashback ambientato in Inghilterra.

Se alla fine salta fuori che il capoccia è il mostro di Cloverfield, farò seppukku.

Comunque fico, mi fa perdere tempo. Io guardo anche Heroes e Californication perchè sono originale e al passo coi tempi.
Giuro che dal prossimo post la smetto di sembrare uno con la r moscia.

mercoledì 4 giugno 2008

Cultura regolarmente pagata

Keroro (Mine Yoshizaki): parente Stretto delle Ninja Turtle, con una marcia in più garantita dalla mistica arte zen del montaggio Gunpla.
Attenzione perchè per godere appieno di questa folle commedia farcita di alieni è necessario tenere a portata di mano l'enciclopedia delle citazioni.
Come non parlare degli incalzanti cambi di umore del sergente che si trasmettono come le tessere di un domino anche agli altri membri del plotone, facendo degenerare in grasse risate i lettori (temo che le mie urla per le gesta del caporale Giroro mi stiano avvicinando ad una denuncia per schiamazzi...).
Ottimo manga che riesce a creare sagaci siparietti comici, senza mai cadere nel volgare (''figa figa Prot Prot'' - cit. da Unknown Flying Object provenienti dal Polimi) (per quanto le tette della mamma...n.d.r.).

Il nomi di tutti gli anfibi alieni derivano da una loro caratteristica fisica: ad esempio, Keroro deriva dall'onomatopea giapponese per il gracidìo delle rane - kero-kero.

Nemesis - Lo Stregone (Mills, O'Neil ): MagicPress ripesca un altro fumetto dai mitici anni '80, liberato come altri suoi fratelli (Judge Dredd, Slaine) dal calderone infernale della 2000AD.
In un mondo post-apocalitico, si svolge un duello a guardie e ladri tra la progenie di Baal, Nemesis, e il perverso tiranno prete-soldato occulto supersovrano Torquemada, dominatore di Termitica, città fantascientifica costruita su un sistema di tubi (immaginatevi le tangenziali di qualsiasi grande città nell'ora di punta, colorate di cyberpunk).
La storia breve Terrore nel Tubo è il manifesto dell'intera saga: in poche tavole si possono assaporare le tematiche dell'opera condite da tratti vintage e dallo stile di disegno retrò.
Questa serie upgraderà la virilità degli amanti della velocità, dell'anarchia e della violenza ... peccato per la mancanza dei enti femminili significativi e di Vin Diesel ... poteva divenire un capolavoro nel suo genere con poche aggiunte.

7 Brothers - Figlio dell'Inferno ( John Woo, Garth ''GOD'' Ennis, Jeevan Kang): 'I registi più acclamati, i migliori scrittori e i disegnatori più innovativi per la nuova era dei fumetti d'autore! ': già dalla pubblicità sul retrocopertina si intravede il baratro.
Mi sento a disagio a narrare l' EPIC FAIL di questa produzione che ingloba fra i vari genitori il mio autore feticcio Ennis, però questo volume della Virgin Comics serve solo come cuscinetto per staccare dalla parete fredda e polverosa della libreria gli altri preziosi albi di Preacher o Hellblazer...
La trama si può paragonare ad uno sfumato film porno dove si sente la mancanza di attori che danno profondità all'opera.
Il lettore per non tentare il suicidio viene sbattutto in un turbine di frasi ad effetto e arti slogati che lo portano direttamente tra le braccia di Morfeo ( noto pornoattore di colore ).
L'unica cosa che può indurre a leggere questo aborto è avere poi un termine di paragone per il film Troppo Belli.

Il Marco

lunedì 2 giugno 2008

Mater Lacrimarum

Dario Argento riesce a riportarci ancora una volta indietro di trent'anni con un filmaccio che di autoriale ha solo le tette. Non che si potesse peggiorare in alcun modo nè il trend negativo intrapreso con roba come Il Cartaio (nel quale però muore Muccino) o Nonhosonno, e neppure una trilogia - quella delle Tre Madri - che di affascinante ha solo il nome e qualcosa di Inferno. Saltate pure ai dieci minuti finali di questo La Terza Madre, perchè nessun film che nel 2008 possa vantare sequenze che paiono uscite da Myst promette nulla di buono. Questo poi è talmente brutto che è riuscito persino a far scrivere una colonna sonora odiosa a Simonetti, uno che il rispetto lo merita tutto quanto - poi arrivo ai titoli di coda, sento Dani Filth rantolare
e comincio a pormi delle domande.



Non sarà che questi "maestri del brivido" si son tutti rincoglioniti? Io non vedo un horror decente da anni.
Per aiutarvi nell'evitare di compiere i miei stessi errori, ecco un comodo prontuario:

FILM MIGLIORI: tutti, pure quelli della San Paolo - che ha in catalogo Gostanza da Libbiano quindi rispetto e zitti.
HORROR MIGLIORI: Severance - Tagli al Personale o Scannati Vivi che è fantastico.
HORROR PEGGIORI: Zombie Horror - Le notti del terrore.

Di più non so che dirvi, per vedere le tette scaricate Mucchio Selvaggio.

Un ultimo screenshot per farvi vedere quanto sono bravo a farli:

domenica 1 giugno 2008

Miti immortali al cinema

Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo: fosse uscito un anno dopo L'Ultima Crociata, ci saremmo sconvolti per l'impressionante salto tecnologico. E vabeh, direte voi, ma anacronismi a parte nessuno avrebbe storto il naso. A me Spielberg stomaca come un dolcetto cinese, però quando si impegna sa cosa vuol dire girare film: il recupero di stile ed atmosfere è perfetto, e non è un Indy appena appena imbolsito a togliere carisma a frusta e cappello. Io da bocia me li ero costruiti entrambi assieme al diarietto con le trappole per il Graal, ma modificavo anche i Lego per giocare a Guerre Stellari e il terzo episodio mi ha fatto sboccare, quindi non sono quasi mai un fanboy e di sicuro potete fidarvi se vi dico che non sono rimasto deluso. I russi sono i nazisti sfigati, ma c'è Cate Blanchett e un sacco di citazioni e tanta azione tanto cristallina da sembrare una coreografia di Busby Berkley. La verità è che c'è bisogno di film divertenti adatti anche ai bambini. Una volta se ne giravano di più, ora ci rimangono questo ed i Pirati dei Caraibi - non che ci sia da lamentarsi, ma tant'è. Qualcosa che sia innocente intrattenimento.
Una nota per i più micragnosi: bere dal Graal garantisce la vita eterna solo finchè non si superino i sigilli dell'Eterna Dannazione Bluastra Sul Coccige, come la morte della nazitopona bionda ci aveva già tristemente dimostrato.

Il Divo (Sorrentino): che non è Toni Servillo, anche se lo so che avete tutti il poster nell'armadietto.
Se Andreotti si è incazzato vedendo il film, dubito sia a causa di chissà quali accuse una ininfluente pellicola gli possa aver mosso. Sai che roba, il problema è che Sorrentino lo percula. Lo fa in ogni fotogramma, in ogni pezzo di colonna sonora. Quando incarna il divo Giulio che si sbarba attorniato dai pretoriani, o quando ne fa la testa (distratta) d'una lenta quanto solenne processione di uomini della scorta, quando - fin dal sottotitolo - lo dipinge col retino riservato ai supereroi, con cartelli che compaiono come le onomatopee di Hard Boyled ed una emicrania doppia e tormentosa che diventa la sua kryptonite; la corrente della DC che entra in scena come gli 88 Folli tarantiniani, il bacio con Riina e la sua musica. E' il solito Sorrentino il cui sguardo corrode tutto in geometrie astratte e universali che ricordano certe estetiche che il nostro cinema ha dimenticato da un trentennio, che quando sceglie una canzone lo fa per sconvolgere. Per poi commuoverti con scene d'una tenerezza infinita, con Giulio che sorride con gli occhi e noi con lui, a parteggiare istintivamente per quello che d'un tratto è l'eroe del film.
Va beh, basta apologia che sennò sembro un fanboy sì, ma di una roba che non vi aspettavate. Il film non è il migliore di Sorrentino, ma non era facile. Non era facile anche nel senso che questa è un'opera piuttosto coraggiosa, e pienamente riuscita e bilanciata, autoriale ed originale. Si era tirato in ballo Todo Modo, lo straordinario fanta-politico di Elio Petri, come ispirazione d'una resa non macchiettistica e astratta di personaggi ingombranti: è sbagliato, non siamo su quel piano, quanto su uno molto più umano ed in toni di grigio, come ci insegna lo stesso Andreotti in una delle numerosissime citazioni sulle quali la pellicola è costruita.

Roba che ho letto a scrocco dal Marco

In ordine come son venuti su da dietro il letto:

Jack of Fables (Willingham, Sturges, Akins - che non so chi siano): una sorta di introduzione a quella che è poi la serie Vertigo. Sì, Vertigo, quindi ben attenti. Le idee ci sono e la storia è appassionante: il Jack delle favole, il superfichetto che ammazza i giganti e salva le principesse e somiglia al protagonista di Ass Worship #9 (o forse era Fashion Underground di Tera Patrick, comunque uno così) viene imprigionato in un campo di concentramento per personaggi fantastici. Indovinate cosa succede? Esatto, ma vale la pena di scoprire come. D'altra parte ci sono solo x trame fondamentali bla bla.

Quebrada - La città delle maschere (di troppa gente, tutta italiana): Sin City nostrano in salsa guacamole. Un po' derivativo e non esattamente ispirato, ma può crescere bene.

Rising Stars - Untouchable (F.K. Avery, Anderson) e Bright\Le Voci dei Morti (Avery, Jurgens, Johnson, Rio): lasciateli dove sono. Di Rising Stars poi ne riparliamo, perchè il trittico supereroistico di Straczynski merita qualche riga. Il punto è: già lui spiega più di quanto sia lecito fare, e senza neanche lasciare al lettore il tempo di porsi domande; avevamo bisogno davvero dello spin off disegnato male? Inutile come Hannibal Lecter (il film, non il gourmet), si salva giusto qualcosa di Untouchable, ma non è davvero niente di cui si sentisse la mancanza.

Futuri Incredibili (ALAN MOORE, TUTTO MAIUSCOLO): sì, è roba di Moore quindi ne parlerò bene per forza. Nella fattispecie, strisce da 2000AD. Che non è famoso per la cultura trasmessa, e infatti ci troviamo davanti a quadretti futuribili godibili ma non particolarmente profondi, con scopiazzature da King e improbabili visioni alla Douglas Adams (quello della Guida Galattica). Un passatempo piacevole e poco impegnativo.

Judge Dredd - Dredd vs. Death (Wagner, Grant, Bolland): sempre da 2000AD, che non so perchè ma mi fa venire voglia di birra. Il livello di profondità è quello delle figurine nei Chewing Gum o di quelle riviste di quando ero bambino che avevano dentro dei piccoli alieni di plastica, che erano ganzissime ma forse perchè ero bambino - se mi capite.

Bloody Mary (Ennis, Ezquerra): sentite, Ennis ha scritto Preacher. Comprate pure a scatola chiusa, c'è una killer vestita da suora che ammazza santoni e supersoldati.

Planetes (Makoto Yukimura): serie in quattro volumi da cui è stato tratto anche un anime che non definirei esattamente fedele. Tirare in ballo gli haiku per fare le metafore quando si parla di roba gnappa è come usare la salsa guacamole (che si fa con l'avocado) per la sineddoche, però qua si fa anche cultura ed allora vi spiego che queste piccole composizioni, brevi quadretti vibranti d'odore di foglie bagnate, si concludono sempre con un accenno ad una stagione, mentre in questo caso (ecco che arriva la metafora) l'odore è quello dello spazio, che in quest'opera sa di salsedine come la distesa che chiama a sè marinai romantici e romantici in preda allo spleen. Una riflessione toccante sul luogo cui apparteniamo e sulle persone che vorremmo lo abitassero.

venerdì 30 maggio 2008

Krazy & Ignatz (un fumettone di 100 anni fa)

Per il mio battesimo su questo blog, vi presento Krazy & Ignatz, strip disegnata da George Harrimann nella prima metà del 1900, e considerato da molti la più grande striscia di sempre.

Krazy e Ignatz sono un gatto "pazzo" ed effeminato, e un topo che è l'archetipo del grattachecca dei Simpson.




Lo humor del fumetto si basa su continui giochi di parole, aiutati dalle storpiature di Krazy (dal cui linguaggio sgrammaticato attingono i gatti di molte vignette che spopolano su internet, in particolare 4chan). Equivoci, giochi di parole, azione fulminante si fondono sia nel "parlato" che nei disegni di Harriman, stilizzati e onirici, i cui particolari cambiano ad ogni vignetta.
Krazy, eccentrico e senza una chiara identità sessuale, è innamorato del topo Ignatz, novello Caino che lo prende a colpi di mattone. Il rapporto morboso tra i due dà luogo a equivoci, ironia e satira del primo '900. Per Krazy il mattone è un messaggio d'amore (vedi "Lettere d'amore in mattone antico"), per Ignatz un dovere.
Completa il triangolo il cane poliziotto, Offisa Pupp, che incarna il probizionismo dei tempi, ed è innamorato di Krazy, che difende dagli assalti di Ignatz con dubbi risultati.
I livelli di lettura sono molteplici, la raffinatezza palpabile. Il fumetto è poco conosciuto in Italia, e la produzione, antecedente al 1916 e continuata fino al 1944, non è mai stata raccolta interamente, neppure in America. Krazy & Ignatz fu pubblicato in gran parte sul quotidiano New York Herald (lo stesso del capolavoro Little Nemo, di Windsor McCay) del magnate William Hearst, incurante delle proteste dei lettori meno colti, che non sempre capivano il genio della striscia.
In Italia, la casa editrice Coconino deve il suo nome alla contea americana da cui prendono vita le vicende di Krazy.
Harrimann, di origini afroamericane ma dai tratti somatici mediterranei, non rivelò mai la propria etnia per poter continuare a pubblicare la striscia, in un'epoca in cui essere di colore significava diventare oggetto di discriminazione.
Le tavole domenicali di Krazy & Ignatz sono pubblicate in Italia da Free Books, al costo di circa 11 euro per volume. Ogni volume comprende due anni di tavole domenicali. Sono usciti tre volumi, dal 1925 al 1930, al ritmo di uno all'anno.
L'adattamento in italiano è ottimo, ma leggere Krazy & Ignatz in inglese è tutta un'altra cosa, e permette di godersi molti giochi di parole andati persi nella traduzione.

Tony

lunedì 26 maggio 2008

Vi starete forse chiedendo

-Perchè gli spin off assurdi sono la cosa migliore della Marvel: scopro che non è mica solo un'idea mia. Il fan medio irride probabilmente testate nobili come, non so, Topolino o Zio Paperone. Il ricco palmipede può anche sposare l'infoiata Brigitta, ma la settimana dopo lo ritroveremo scapolo impenitente come niente fosse successo. Masturbazione, una cosa che il fan Marvel conosce bene, e della quale sento anche io di poter parlare con una certa consapevolezza: perchè le storie Marvel funzionano nello stesso modo. Il bamboccio con le mani appiccicose di Coca Cola può anche usarle per girare spaventato la pagina dopo la quale Silver Surfer morirà, ma tanto lo sa che poi torna. Questa non è narrativa. La Vertigo fa narrativa, la Marvel pippe che non sono migliori di Uomini & Donne. In più stare dietro alla continuity è francamente improponibile, ed i Grandi Eventi che dovrebbero fare da porta d'accesso sono operazioni talmente risibili e dollarovore da poter servire solo al fan che si bagnerà il pisellino perchè l'Uomo Ragno si toglie la maschera che tanto poi arriva il Mephisto. Cambiare tutto per non cambiare niente è un metodo del cazzo di scrivere storie.
Anche usare battute scontatissime sulla masturbazione lo è, quindi continuate pure a comprare Marvel che non si sa mai che per sbaglio beccate un albo fico.

-Colare idee come un panino ben fatto non è una metafora. Un panino ben fatto drippa - non droppa, wowfags - e vi macchia i pantaloni. Altrimenti non l'avete fatto bene.

Sette Soldati della Vittoria – Grant Morrison e AAVV

La Slaughter Swamp. Neh-Buh-Loh, il cosmo sapiens. Una lancia che sferza il tempo fino a colpire millenni dopo. Divinità algoritmiche, zombie cannibali su Marte. Escapisti che fuggono dai buchi neri. Gloriana Tenebrae, la regina delle fate.

La DC, che sappiamo tutti essere la cugina strana della Marvel, aveva un po’ di personaggi cui voleva dare una ricolorata. E qua il discorso diventa complicato, perché ha chiesto a Morrison di farlo per lei: ora abbiamo sette miniserie, un numero zero ed un numero uno. Senza nessuna menata alla Animal Man, o chissà quale allegoria dantesca: solo intrattenimento di lusso, individui in calzamaglia – chi più chi meno, Frankenstein sembra più un ussaro – attori di una storia complessa e tridimensionale che cola idee come un panino ben fatto. Non è lecito che faccia altre anticipazioni: diciamo che se seguite il mondo DC, questa è la sua Civil War, ma senza Wolverine e senza la morte farlocca di Capitan America. Se non lo seguite, fa niente: non serve. Basta che abbiate voglia di leggere una bella storia.

Tanto per aiutarvi, vi riporto l’ordine di lettura suggerito da Morrison stesso, sufficiente da sé a vendere il prodotto e molto diverso da quello seguito nella comunque buona pubblicazione Planeta; niente che non poteste trovare da soli su Google, ma se non sapete che qualcosa esiste magari non vi viene neanche in mente di cercarlo: Seven Soldiers 0, Shining Knight 1, Guardian 1, Zatanna 1, Klarion 1, Shining Knight 2, Guardian 2, Zatanna 2, Klarion 2, Shining Knight 3, Guardian 3, Zatanna 3, Klarion 3, Shining Knight 4, Guardian 4, Mister Miracle 1, Zatanna 4, Klarion 4, Bulleteer 1, Frankenstein 1, Mister Miracle 2, Bulleteer 2, Frankenstein 2, Mister Miracle 3, Bulleteer 3, Frankenstein 3, Mister Miracle 4, Bulleteer 4, Frankenstein 4, Seven Soldiers 1.

Un soldato morirà. Sarà Barnabus, il Re degli orsetti?

Quando la graphic novel si fa chiamare fumetto

è segno che non si sta prendendo tanto sul serio. Street Angel (Brian Maruca - Jim Rugg) e Nextwave - Agents of H.A.T.E. (Warren Ellis - Stuart Immonen) mica si offendono se li chiami così. Il secondo è una serie Marvel per ora interrotta perchè mantenere Immonen costava troppo, nella quale un Ellis senza freni mette in scena una gang bang di supereroi poco famosi in cui ognuno ha il suo ruolo classico da distruggere: c'è il robot, quello coi poteri alieni - Capitan ****, l'unico inventato - la bionda che fa scoppiare le cose, la rossa con la pietra magica di Bloodstone, per finire con quella Monica Rambeau che nei Vendicatori c'è stata davvero. I cinque sono braccati da Dirk Anger, direttore dell'Highest Anti Terrorism Effort dal quale si sono ammutinati - che non è una parodia maniaco-depressiva di Nick Fury, e che sostanzialmente a differenza loro se ne frega di chi gli dà i soldi. Nel tentativo di curare l'America, i nostri si vedranno lanciare contro koala cannibali, i soliti ninja e pirati, broccoli delle risorse umane, giganteschi draghi dai calzoncini viola e altre cose molto più fiche che non vi dico, concludendo così nel mistero la mia solita lista di buoni motivi per leggere questa roba. Una lista che sostanzialmente potrei ripetere anche per il monografico Street Angel, storia della piccola ma potente senzatetto Jesse Sanchez, che combatte forze del male, nepotismo, ninja e fame con uno stile grafico straordinariamente dinamico e pieno di trovate che se aprite l'albo decidete sicuro di comprarlo. I Nextwave li avete già visti almeno nel secondo Marvel Zombies - sarà una mia idea, ma questi spin off assurdi sono le sole cose degne di nota della celebre casa americana. Street Angel andatevelo a cercare finchè ce n'è.

lunedì 19 maggio 2008

Questa settimana al cinema

Gomorra (Matteo Garrone): siamo di nuovo al neorealismo? Toni Servillo come Anna Magnani o una cosa così? Per me va bene. Non è lecito tracciare un parallelo tra la situazione sociale dell'epoca e quella attuale, ma la transizione che sembra lentamente verificarsi dal cinema dei trentenni in crisi ad uno di interesse più sociale è innegabile. Garrone e Sorrentino come Rossellini e De Sica, si spera con più successo: il cipiglio è quello, ed ho visto distinti padri di famiglia lamentarsi del pessimismo di questi film, della loro ironia acida e delusa come lo sguardo di Titta di Girolamo. Al pubblico non piace sentirsi dire che va tutto male anche al cinema, neppure se ha la pancia piena e alla guerra mondiale non ci pensa.
Ma mica c'è da fare la morale a nessuno: dopo due ore di canzonette neomelodiche, raffiche di testosterone sventagliate da parodie diversamente italiane di Tony Montana, improbabili architetture postatomiche e una storia sfilacciata che non c'è neanche il finale mi ero rotto le balle anche io.

Il merito di questo film è un altro, ossia rispondere alla vecchia domanda di Giobbe Covatta: "Signore, capisco Sodoma, città di sodomiti. Ma Gomorra?".

Saw IV (uno il cui nome non ha importanza. Anzi sì, è Darren Lynn Bousman e li sta facendo tutti lui): ritorna la mia saga preferita dopo quelle di Jacopetti e Prosperi ed i cartoni della Stardust, nel suo episodio più importante: quello in cui si vede il pene dell'enigmista. Come infatti è noto, l'esposizione dei genitali maschili (se siete Pasolini) o del seno della protagonista più desiderabile (se siete Altman) è la discriminante tra puttanata e film d'autore. Guadagnato questo ambito status, il film ci racconta cosa è successo mentre eravamo distratti a guardare lo scorso episodio. Nel farlo, non si risparmia di costruire attentamente nuove incongruenze che verranno chiarite solo nel prossimo, secondo una formula ormai vincente. La regia è come di consueto modernissima, e Bousman si conferma attento esegeta di Se7en e dei reportage dalle zone terremotate cinesi.

Cosa ci insegna Saw IV: il verde è il complementare del rosso, che è poi il motivo per cui i camici dei chirurghi sono di questo colore - quelli di Nip\Tuc hanno sicuramente problemi alla vista; quando scrivi una colonna sonora che può fare la storia, semplicemente ne sei conscio e la usi ogni volta che puoi; se al quarto episodio una serie ancora regge, ci sono tutte le possibilità per tirarla più alle lunghe anche di Venerdì 13. E Saw regge, io mi son divertito. L'autopsia è fichissima.

martedì 13 maggio 2008

Tiny Objects are Afraid in Wide Rooms

Il buonissimo Riccardo Pittaluga ha realizzato un videoclip per un mio pezzo, questo Tiny Objects are Afraid in Wide Rooms che tanto mi ha tenuto impegnato ultimamente.

La clip la trovate qua, ma vi invito a visitare tutto il sito perchè ci sono dei lavori davvero ben fatti.

Per quanto riguarda il pezzo, ho cercato con poco successo di giocare con la percezione. Il risultato è un'evoluzione ambient-industrial-drill costruita interamente con registrazioni dal mondo reale, ad eccezione del drone basso (sintetico).

Ci trovate un po' di tutto: lavandini, pesci meccanici, wonk da cucina, pentole di latta, bicchieri, concertine da sala operatoria. La batteria finale è una chitarra.

Ho usato quel che avevo: uno Shure SM57, Cubase, Live.

Sono contento? Sì, sono contento dai. Presto tenterò di evolvere questo concetto nel modo in cui era inteso all'origine, in una risposta allo Stanze di Berio.

Roba che non ho pagato

Ebu Gogo - Worlds: la definizione di zeuhl è proprio sbagliata, questi fanno prog rock (metal?) dadaista. Il disco non è bello, ma l'incestuosità kitsch-eclettica un po' Mr.Bungle - un po' ragazzini con la maglietta dei Dream Theater sì, come il fortuito incontro tra un ombrello e un'edizione giapponese dei Tool e qualche altro complemento di arredamento tipo non so delle presine.

Li Jianhong - San Sheng Shi: la Cina si riconferma il Giappone degli sfigati con il suo noise meno fico di quello di Masami Akita. Voglio dire, niente bondage, niente sangue dalle orecchie, è una roba che si può quasi sentire.

Caparezza - Le Dimensioni del mio Caos: importanti oltre che socialmente utili. Ci si divertono grandi e piccini.

Nine Inch Nails - The Slip: Trent ormai è come lo zio d'America e ci regala un sacco di cose. E quindi chi se ne importa se la produzione è altalenante e i pezzi non proprio originalissimi se ci fa sentire all'epoca della spirale discendente e ci scrolla dopo i trentasei fantasmi della noia passata - no dai, scherzo, Ghosts è fichissimo, però tutto di fila non ce la si fa.
Comunque questo è un disco di cui tanti diranno bene solo perchè è Reznor, ma altrettanti diranno male per lo stesso motivo e ci saranno x fan delusi per y fan estasiati, quindi sostanzialmente non conta un cazzo.

Have a Nice Life - Deathconsciousness: cosa avete fatto voi in cinque anni? Io un sacco di roba, mentre questi hanno tentato di fare il disco più deprimente della storia del rock. Mica male eh, alla faccia vostra emokids, ci sono anche riusciti ma nel modo sbagliato. Diciamo che il problema fondamentale di un disco sostanzialmente ben fatto è che in cinque anni quel che han fatto è stato riscrivere lo stesso pezzo un po' di volte, affogarlo nel riverbero, aggiungere qua la distorsione, qua il riverbero, e là tutti e due, e il risultato è che non si sente la voce e la cassa clippa.

Autistic Daughters - Uneasy Flowers: il vialetto che la notte deglutisce. Molto meglio di quegli altri, un disco che può far male.

Make Believe - Goin' to the Bone Church: punk math rock? Cinque volte meno arrapanti dei Battles, tre più dei These New Puritans, dodici volte meno folli dei Giraffes? Giraffes! ai quali li avvicino solo perchè volevo scriverne il nome.
Con un sacco di chitarra pulita.

Grave Temple - The Holy Down: una messa nera. La Southern Lord ormai è l'etichetta da citare all'amico brutallaro.

Worm is Green - Automagic: un po' Lali Puna, un po'elettronica carina, un po' frühstücken rock. Dolci ^^

sabato 10 maggio 2008

Sum porn


Questo è il mio studio.
E' uno studio molto carino con un giardino tutt'intorno.

From Hell

From Hell è grosso, maiuscolo, l’elenco telefonico di Londra come SERPENTI E SCALE era quello della Northampton di Alan Moore: un reticolo di nomi e piani temporali che il sedicente mago sfoglia, come William Gull sulla sua carrozza in giro per monumenti. Il dottor William Gull: fidato medico di corte, e Jack lo squartatore. Non frignate, Moore non vi nasconde niente sin dal primo rettangolo: la Storia è lì, e come in RISING STARS invece di svelarsi si amplifica. Non è IL COMPLOTTO (Will Eisner, grazie al quale chi si legge i fumetti oggi li può chiamare arte sequenziale) a costituire l’orgasmo dell’opera: è una scopata tra infermieri di fronte ad un Gull morente, apice del rito che egli stesso, massone toccato da (un) dio, compì usando la sua Londra come altare – PROMETHEA ritorna in tutto ciò che Moore combina. L’obelisco, il sole, il sangue. Una visione futura farneticante di un vecchio che sapeva troppo, dell’Inghilterra in bianco e nero di V FOR VENDETTA, del XX secolo di MAUS, del trionfo del dionisiaco: un BLACK HOLE nel quale l’individuo è perso e si chiede «perchè». Moore costruisce questo assieme ad un Eddie Campbell sudicio come la materia che trattano, in uno stile cinematografico che non va (non è possibile) al di là di WATCHMEN, ma che ipercomprime storia ed esoterismo in seicento pagine da nove vignette l’una - come un FELL che sia in grado di porre di nuovo le basi della graphic novel contemporanea.

(pubblicato originariamente su L'Imminente)